Daiwa ha un nuovo mulinello da promuovere e Andrea Corradi ha trovato il modo di avere una barca libera sul Baccarac.
Il meglio del meglio. La capitale del Bass Fishing. Il centro del mondo.
Segue una telefonata da otto secondi: “Ciao Andrea, ti va di andare in Messico sul Bacc..” “Sì, quando si parte?” “Presto, viene anche Seba”.
Sono anni che ho offerte per andarci, ma non c’è mai abbastanza budget per farmi lavorare. Finalmente capita l’occasione e non me la faccio certo scappare. Quando si pensa al lago Baccarac ci si immagina un lago ricchissimo di catture e si viene subito confortati dalle foto di bass giganti presi negli anni passati. A un occhio attento sembra subito chiaro che più si va indietro con gli anni e più i pesci diventano grandi, ma già quelli dello scorso anno che si aggirano tra i 5 e i 6 kg sono pezzi da museo di storia naturale che farebbero la felicità di ogni bassman al mondo. Chiaramente già ci si carica al massimo e si sognano le immagini dei salti maestosi che faranno esplodere la superficie, la canna piegata, la frizione che urla, Andrea con un sorriso da orecchio a orecchio e ore passate a godersi il filmato in slowmotion. Dai, tutto bene! Valigia, passaporto e via.
Partiamo a inizio novembre, periodaccio, ma unico spot disponibile per avere le barche a disposizione: dopotutto è il lago più prestigioso del mondo, quindi si prende quello che viene offerto e si ringrazia.
Tra Madrid e Città del Messico ci perdono le valige, quindi il primo giorno se ne va tra imprecazioni varie perché i mulinelli in volo da qualche parte sull’Atlantico e le canne aspettano pazienti nel bagagliaio della macchina.

Guidiamo tre ore attraverso lo stato di Sinaloa, che ci accoglie con tutte le sue contraddizioni e i paesaggi da spaghetti western. Campi sterminati di pomodori e peperoncini, poveracci portati a raccoglierli stanno seduti nei cassoni dei pickup che corrono a velocità folle sull’autostrada. Vecchi school bus americani stanno fermi in mezzo ai campi, usati anche quelli per portare manodopera al lavoro. Non c’è un vetro intatto in ogni casa cui passiamo davanti. Non c’è una macchina che non sia bottata o arrugginita. C’è però quella cacofonia di insegne pubblicitarie belle e lucenti che contrastano oscenamente con il paesaggio circostante: il classico spettacolo da paese prossimo allo sviluppo che sembra quasi dietro l’angolo, ma non c’è mai.
Arriviamo al lodge, isolati dal mondo circostante che non vedremo mai per tutta la permanenza. “Ne approfitto per fare un po’ di drone” penso tra me e me, ma dal lodge mi dicono che non è il caso di volare, quindi niente drone. Passiamo la giornata a riordinare le esche, formattare schede di memoria, maledire Iberia e riposare.
Per aiutare l’umore che già pensava ai cappotti del Sudafrica, il secondo giorno piove.

Il terzo giorno finalmente si entra in acqua. Il lodge ci fornisce delle spettacolari Ranger 2020 in anteprima, barche che costano come casa mia. Eleganti, stabili, comodissime e aggressive nell’accelerazione e nella guida quando serve. D’altro canto è il miglior lago al mondo, avrà anche le migliori barche.
Andrea e Seabastiano si dividono le tecniche, con Andrea che si concentra su esche di grosse dimensioni e il Seba che va di football head jig a tutto spiano. Purtroppo non ci sono segni di attività a galla, ma per fortuna sott’acqua sarà tutta un’altra cosa.
La mattina non promette benissimo e la tentazione del giacchino da pioggia fa rapida presa sulle menti più sagge, a breve seguite da tutto il resto dell’allegra compagnia
Entriamo in acqua sotto un cielo nuvoloso e subito abbiamo una guida con dei baffi stupendi e uno sguardo che è subito “Ecstasy of gold”
Il primo nano pesce è del Seba, preso dopo mezzo lancio nel sottoriva. Chiaramente l’ironia sulle dimensioni del pesce si spreca e dalle risate sommesse è palese che si traduca bene in spagnolo.
Di lì a poco si incrocia un branchetto di mini bass che fanno sempre sorridere
e si dimostra che pescare a creature raso fondo produce pescetti.
Fortunatamente il tempo si apre e arriva un po’ di calore, ma purtroppo è già ora di rientrare che le giornate sono brevi e i tramonti infuocati.
Il secondo giorno inizia subito mettendo tutti di buon umore: un bel cielo azzurro con nuvole bianche e allegre ci accoglie promettendo una grande giornata. Promette e mantiene perché dopo gli inevitabili micro bass dei primi lanci la taglia inizia a salire e si sentono delle belle cannonate in canna. Seba riapre le danze con un bel pesciotto sottobarca sempre con creature.
Poco dopo Andrea incanna un ciccione dopo aver lanciato davanti a una punta sommersa
Seguito di lì a poco da un doppio strike al limite dell’assurdo: stessa esca nello stesso spot e nello stesso momento:
Taglie leggermente differenti, ma l’allegria regna sovrana e ormai la sfida al pesce più piccolo del lago è partita.
Verso sera, un secondo ciccione viene a farci visita grazie alla tenacia di Andrea che solo lui sa come fa a lanciare esche da mezzo chilo per dodici ore filate senza strapparsi il braccio.
Il tramonto è di quelli infuocati che non si dimentica e si imprime bene nella memoria.
Il terzo giorno porta con sé un nuovo tipo di baffo
Fortunatamente, grazie al Seba, poco dopo l’inizio della pescata i timori si dissipano in uno spettacolo di reattività e salti furibondi.
Andrea lancia ininterrottamente da tre giorni con una cadenza svizzera, ha preso del bel pesce, ma non il ciccione vero per cui siamo venuti fino a qui.
Arriviamo su una piana: fa uno di quei suoi lanci chilometrici che l’esca quasi si spiaggia e inizia a recuperare. Un attacco subito in acqua bassa. “È grosso?” chiedo con impazienza. Sto filmando il tutto il slow motion e spero di vedere qualche salto, vista l’abboccata lontana da riva. “No, niente di particolare” mi risponde ignaro Andrea. Il bass era tutt’altro che “niente di particolare” e stava nuotando verso la barca, ma non ce ne accorgeremo fino al momento della salpata. “Allora facciamo che me lo tiri su di peso che faccio una bella ripresa con le gocce d’acqua che c’è una bella luce?” “Ok, preparati che arriva” e qui vi lascio al filmato perché mostrare è meglio che descrivere.
Arriviamo poi al momento in cui ci ricordiamo che dobbiamo anche produrre il video per il mulinello Daiwa, il Ballistic X 2500, un capolavoro di mulinello che per lo spinning alla trota deve essere uno spettacolo. Peccato che qui trote non ce ne sono e siamo circondati da bass.
Poco male, Andrea tira fuori la canna da spinning, imbobiniamo un filo talmente grosso che con quaranta metri abbiamo riempito la bobina, mette una testina piombata e un pescetto bianco in silicone, giusto per vedere cosa succede.
Poi fa un lancio.
Uno.
Se nel video a inizio articolo notate come gli rida anche il culo, ora sapete perché.