Cronaca di una due giorni bellissima a metà settembre con Nicola Vozzo nella sua Calabria.
C’è un nuovo mulinello LT, il BG Black. Ci vuole un video in cui si faccia vedere che non ha paura di nulla e che sia versatile nell’uso.
Parte la telefonata a Nicola, che chiaramente non rifiuta mai la pescata in mare.
Parto io da Verona e volo giù a Lamezia Terme.
Ci troviamo su una spiaggia selvaggia, di quelle non turistiche e coperte dai sedimenti del mare e del fiume che vi sbocca dentro. Un posto quasi impensabile al nord, ma che esiste e resiste ancora in questa terra di Calabria che alle volte non accetta di cambiare col tempo e trattiene un’aura ancestrale. Sarà una storia raccontata mille volte, ma il fiume che entra in mare ha sempre un suo fascino per il pescatore. Le acque dolci che si mischiano con le onde, la torbidità che incontra la trasparenza, il freddo dell’autunno incombente dei monti della Sila che viaggia con l’acqua lungo il greto del fiume, per scoprire nel calore del mare che tra la spuma e la spiaggia, ancora ci si ricorda dell’estate da poco passata.
È uno di quei posti che fa innamorare da subito.

Ci alziamo presto e con le prime luci dell’alba siamo già in pesca. Nicola gioca in casa ed è sicuro che le catture non mancheranno, ma devono avvenire subito per avere la luce migliore.
Lo spot è già fantastico di suo, ma ha un’altra particolarità occasionale che lo rende impareggiabile: il fiume non entra in mare perpendicolarmente alla spiaggia, ma parallelamente. Il banco di sabbia che si è formato in foce non è stato sfondato frontalmente, ma parallelamente e il risultato è questa folle corrente fredda e torbida che scorre lungo il bagnasciuga, con le onde che le si frangono contro lateralmente. Uno spettacolo unico.
Si inizia a top water, dopo aver visto delle cacciate in superficie di pesci di buona taglia. È difficile capire se serra o spigole o altro: sono cacciate fulminee, spesso sotto riva e particolarmente vicine alla spuma delle onde.
Nicola entra in acqua, attraversa la corrente che gli arriva al ginocchio e va a mettersi su una lingua di sabbia subito oltre il fiume. Il posto è eccellente e le acrobazie a galla non mancano.
Mi allontano quanto basta per fare una bella foto centrata col sole nascente

e tanto basta a Nicola per agganciare la prima spigola della giornata. Un bel pezzo sul kg che ci rende felici e tranquilli per la riuscita della spedizione. La ferrata è ben assestata e ripetuta, come sanno fare quelli bravi, mai ruotando la canna, ma alzandola ripetutamente, scaricando tutta la forza del grezzo sulla bocca del pesce. Una chicca tecnica che viene insegnata in tutti i corsi di fly fishing saltwater su tutti gli atolli del mondo.
Dopo un breve combattimento, sfruttando a nostro favore la corrente che scorre da destra verso sinistra, la spigola è tra le mani di Nicola. La luce dell’alba tinge tutto di rosso e l’argento del corpo del pesce risalta ancora di più al contrasto col pescatore.
Due foto di rito e la rilasciamo. Spettacolare!

La mattinata prosegue con altre catture minori, ma è quando il sole inizia a farsi sentire che i serra si attivano prepotenti. Guardando dall’alto con il drone, li si possono vedere correre tra l’acqua torbida e quella limpida, come lupi che si nascondono nella nebbia e saltano fuori al momento giusto, sulle prede ignare che si avvicinano a riva.
Tra i jig usati non si contano più i morti: i serra stanno mangiando corto e si portano via tutte le codine. Nicola, che due cose della pesca le sa, accorcia l’esca, allunga l’amo e bam! Si aprono le giostre!
Salti e capriole, sfrizionate che urlano vendetta e canna piegata. Il serra arriva a portata di telecamera ancora carico d’energia, ma mani esperte lo sanno tenere in posa quel tanto che basta a immortalarlo.

Il serra è un predatore fantastico da affrontare in generale, ma in acqua bassa a pelo sotto la superficie è dove dà il suo massimo: la scia che lascia in partenza ti toglie il fiato e la mangiata è violenta e selvaggia. Vuole tagliare a metà tutto quello che non gli entra completamente in bocca e ti trasmette tutta la sua ferocia già quando è di piccola taglia, ripagandoti per l’alzataccia con le sue acrobazie.
Il mezzogiorno si avvicina e decidiamo di tentare il grande slam: la lampuga a top water.
Si parte in barca e si naviga in cerca di detriti galleggianti fino a trovare l’oro: tronchi e foglie ammassate, probabilmente spinte via dal maestrale dei giorni scorsi.
Top water ancora e ancora non delude. Le lampughe impazziscono e attaccano in branco il WTD, sbagliando in continuazione la mangiata e facendo divertire me che le devo riprendere mentre saltano fuori dall’acqua freneticamente. Non sono grandi, ma sono decine e la giornata va verso la conclusione migliore possibile.

Nota a margine: niente dice “sangue ovunque” come salpare delle lampughe. In poco tempo la mia camicia bianca, di bianco avrà solo l’etichetta.

Rincasiamo prima che faccia buio e mi faccio portare in tutta fretta verso la stazione: il Frecciarossa mi riporta a Verona e passo il viaggio a scaricare la fotocamera e godermi le foto della giornata.
W la Calabria e w Nicola 😀
