L’estate 2021 si muove lenta con gli strascichi dell’epidemia Covid-19 e la voglia di grandi spazi si fa largo prepotente. La Svezia del nord è sempre lì che mi aspetta e finalmente arriva il via libera dall’amico Germano di Pesca in Svezia che anche quest’anno abbisogna dei miei servizi. Per rendere la cosa più avventurosa, quest’anno mi porto dietro le telecamere e due pescatori di un certo calibro per realizzare un bel video pieno di pesce e tramonti: il buon Matteo Lavezzini, veterano di mille video, e il giovine Kim Boeche che troverà pane per i suoi denti. Ho promesso a entrambi una settimana di follia, saltando tra laghi e fiume, tra cascate e canneti, in cerca di sorrisi e pescioni.

La contea dello Jämtland è una distesa di collinette inframezzate da laghi e i fiumi sono spesso il collegamento tra un lago e l’altro. Andremo proprio lì, nella Svezia centro-settentrionale, alla prima settimana di agosto.
I fiumi sono larghi, spesso poco profondi e caldi. La pendenza è poca, quindi ogni tanto si formano delle lame spettacolari, intervallate da rapide che riescono a creare qualche correntina deliziosa. L’acqua è trasparente, con una leggera venatura di torbiera che le dona dei riflessi color té. Il fondo è un’unica lastra di pietra, intervallata da massi ciclopici, niente ghiaioni tipici dei fiumi di fondovalle italiani. L’incognita è la temperatura: se raggiunge o supera i 19°, la pesca viene chiusa in tutela delle trote presenti.

I laghi sono uno spettacolo della natura. Rive coperte di conifere fino all’ultimo centimetro, nessuna infrastruttura turistica, niente pista ciclabile o sentiero che li costeggiano, niente pedalò con bagnanti, niente che possa distrarti dall’emozione di essere a pesca in un luogo magico. Dal punto di vista del pescatore italiano, costretto alla coabitazione con tutti gli altri “fruitori delle acque” è un vero miracolo essere l’unica persona in un intero lago, essere avvolti dal silenzio al punto da sentire le orecchie fischiare e accorgersi se sull’altra sponda un gallo cedrone canta.

La cosa che più di tutte ti rapisce dello Jämtland, ma in generale della Svezia del nord e della Lapponia tutta, è l’immensità degli orizzonti. Purtroppo è una cosa che si può apprezzare pienamente solo in volo, o salendo su una delle montagne vicine al confine norvegese, ma è una vista mozzafiato che ti aiuta a capire in quale paradiso hai la fortuna di esserti ritrovato.
Senza, ti sembra solo di percorrere una qualsiasi strada in mezzo a un bosco, ma quando lo sguardo si alza sopra la linea degli alberi la magia si compie e non puoi che innamorarti.
Matteo e Kim arriveranno a inizio agosto e io ho avuto la buona idea di salire qualche giorno prima per dare un’occhiata e assicurarmi che tutto funzionasse. Nella prima giornata ho sistemato canne da pesca e barche, che sempre hanno bisogno di un po’ di manutenzione, e mi sono rinchiuso in casa sotto una pioggia battente per lavorare un po’ al computer e godermi le marmellate di Olena, la padrona di casa che si occupa di non farci morire di fame e peste, cucinando e tenendo tutto più pulito di una clinica.

Vale la pena spendere due parole su questa donna fantastica, che fa coppia con il buon Germano e gestisce tutto il lodge praticamente da sola, finché io e lui portiamo i clienti a pesca. Olena è una cuoca fantasiosa e capace, un’avida predatrice di funghi, more, mirtilli, fragoline e quant’altro cresca nella foresta. Ha un talento incredibile per trasformare tutto quello che raccoglie in torte, paste, marmellate, primi e secondi piatti eccellenti. Ti ordina di tornare con un secchio di persici reali, non più piccoli di 30cm, e poi li trasforma in tartare su letto di avocado, in tartine deliziose, in un risotto da leccarsi i baffi e in una pasta al sugo di pesce che si interrompe volentieri la pesca, da tanto buona che è. Per non parlare di cosa riesca a fare con un luccio… Due settimane lassù mi sono costate quasi 4kg, ma non mi lamento e ingrasso felice.
Torniamo alla pesca. Il secondo giorno, che dovrebbe essere stato il 30 luglio, se ricordo bene, il tempo cambia, il sole fa capolino tra le nuvole e la temperatura arriva sui 20 gradi. Io e Germano abbiamo l’unica giornata senza clienti a disposizione e la passiamo in cerca di nuovi spot e vecchie conferme. Alle 10 entriamo in acqua, dopo aver pulito e sistemato barche e molo, ma soprattutto dopo il consueto acquazzone mattutino.
Ciao azzurro terso, dopo poco, venticello gelido che ti taglia il coppino e i 20 gradi diventano un lontano ricordo in poco tempo. Ci spostiamo all’erbaio della chiesa, una distesa di piante acquatiche che partono da un fondale di 4m e si fermano e meno di un metro dalla superficie, una foresta sommersa piena di gardon e persici in cerca di nascondiglio e pascolo, ma anche di quei bei lucci che stiamo cercando con passione.
Arrivano le undici della mattina e si comincia a sentire qualche mangiata, si vede qualche attacco e si capisce che la giornata promette bene. Alle 11:15, mentre è al telefono e recupera stancamente in grosso streamer cercando di non far cadere in acqua il cellulare bloccato tra orecchio e spalla, alle 11:15 eccolo! Attacca sotto barca, gli siamo passati sopra a scarroccio e non s’è minimamente preoccupato della nostra presenza. Germano saluta e mette giù il telefono e inizia un combattimento surreale, prontamente trasmesso in diretta instagram dal sottoscritto nel quale si nota la calma incredibile con cui viene portato in barca il pescione.

Magro magro, tra gli 80 e i 90 cm, bello sano e ben tornato in acqua poco dopo la foto di rito.
Seguono un altro paio di catture a spinning e decidiamo di spostarci, per non rovinare lo spot ai due moschisti in arrivo il giorno dopo.
La serata si conclude con un tramonto bellissimo, che si vede in testa a questo articolo, e mille videochiamate piene d’entusiasmo agli amici in arrivo.
Il giorno dopo, all’aeroporto di Östersund atterrano Kim e Matteo. Con un anno preciso di ritardo sul preventivato.
Il pomeriggio stesso riusciamo a uscire in pesca, poco prima del tramonto e Matteo prende il primo luccetto a dieci metri dal molo: si ride 🙂
Con la tipica fortuna che accompagna i viaggi troppo a lungo desiderati, beccheranno due giorni consecutivi di assoluta mancanza di attività sul lago, anzi peggio: due giorni in cui solo la guida (io) sarà capace di far saltare fuori dei pescioni facendo scendere sullo scalino dei 4/5m un gigantesco Rapala Peto. L’umore è alto perché l’amicizia è forte, ma anche l’odio nei confronti di chi dovrebbe farti prendere il pesce e invece lo prende lui (sempre io) inizia a farsi sentire.

Stiamo pescando in giornate serene e senza pioggia, ma comunque fresche, che seguono tre giorni di pioggia più o meno costante, che a loro volta hanno seguito la più grande ondata di calore che la Scandinavia ricordi. Teoricamente la situazione dovrebbe essere ottimale, ma a parte tanti luccetti e un ciccione scappato a Kim sottobarca sul solito erbaio della chiesa, nessuna attività.
Decidiamo di cambiare zona e andiamo su un lago vicino, caratterizzato un fondale basso molto ampio, una zona di un paio di km quadri con un metro e mezzo d’acqua trasparente, ricca di piante acquatiche e canneti. Il motore a scoppio ci abbandona quasi subito (era del 1994) e ci dobbiamo accontentare dell’elettrico, che fa il suo lavoro, anche sfruttando il vento da sud che aiuta lo scarroccio.
E qui mi devo interrompere e mandare al video che tra qualche mese uscirà…